Le VTS, l’idea
Raccontare il patrimonio culturale in modo diverso, più dinamico e coinvolgente rispetto alle tradizionali visite guidate. Trasformare il visitatore da ricettore passivo di informazioni in costruttore attivo di conoscenze. Renderlo protagonista di una visita che diventa una scoperta. Da fare non individualmente ma in gruppo unendo le idee, le conoscenze e le esperienze di tutti, così da costruire o cementare delle vere comunità.
Le Visual Thinking Strategies (VTS) possono fare tutto questo e anche di più. Sono fondate sul presupposto che si può partire da un’opera d’arte per costruire ogni tipo di conoscenza. L’idea risale agli anni Ottanta del secolo scorso, quando al MoMa di New York si cercava un modo per insegnare ai visitatori a leggere l’arte contemporanea, generalmente ostica per i non addetti ai lavori.
Coinvolta nel progetto, la psicologa cognitiva Abigail Housen ha osservato che ogni visitatore coglieva solo uno o alcuni aspetti particolari di un’opera, quelli più in linea col proprio pensiero e le proprie conoscenze. Ha quindi pensato che, mettendo assieme le osservazioni di più persone, si poteva giungere collettivamente a comprendere il senso generale dell’opera. E poiché ciascuno parte dalle proprie conoscenze, le informazioni che il gruppo costruisce sull’opera rientrano negli ambiti di interesse di ciascuno, e perciò tutti sono incuriositi e coinvolti.
Così Housen ha ideato le VTS assieme a Philip Yenawine, allora direttore del dipartimento educazione del Museo.
Le VTS, cosa sono
Le VTS sono un metodo che attiva delle discussioni di gruppo su ciò che un’opera d’arte sconosciuta rappresenta. Seguono regole precise dettate da un facilitatore che stimola i partecipanti a usare le capacità individuali di osservazione e riflessione, e a esporre e provare le proprie idee di fronte agli altri.
Le VTS sono coinvolgenti, magnetiche: tutti si trovano con gli occhi puntati sull’opera, alla ricerca di ogni minimo particolare che possa fornire indizi rivelatori. E continuerebbero per ore…
Le VTS sono divertenti, perché sfidano i partecipanti a trovare soluzioni: sono a tutti gli effetti un gioco sociale.
Le VTS stimolano la creatività: inducono di continuo i partecipanti a modificare le proprie opinioni e a considerare alternative nuove (pensiero divergente).
LE VTS cementano lo spirito di gruppo e creano inclusione: non ci sono gerarchie tra i partecipanti, i contributi di tutti hanno lo stesso valore, e si impara ad ascoltare tutti e a rispettare le opinioni di tutti, costruendo un’area di collaborazione realmente comune.
Campi di applicazione diversi
Per queste loro caratteristiche, a oggi le VTS sono state messe in campo in diversi settori e per diversi scopi. Sono quindi ampiamente utilizzate per la didattica di ogni tipo, nelle materie più diverse, in particolare per sviluppare negli studenti pensiero critico, problem solving, capacità di lavorare in team. Sono utili in contesti sociali disagiati come le periferie urbane, dove aiutano a costruire comunità. Sono state sperimentate con successo anche nelle carceri, per ricostruire una socialità perduta.
Fanno parte di diversi programmi di studio universitari, in particolare nelle facoltà di Medicina e Infermieristica perché sviluppano lo spirito di osservazione, la capacità di ascolto, il rispetto e l’empatia verso il paziente. Uno studio recente ha dimostrato che sono utili per contrastare la sindrome da burnout, e vengono applicate per questo in diversi contesti lavorativi, dove tuttavia sono già utilizzate da tempo per la loro capacità di fare team building, di stimolare sensemaking, social intelligence, pensiero creativo e adattivo.
Fanno poi capire a ciascuno l’importanza di una comunicazione efficace e rispettosa dell’altro, di un’organizzazione del lavoro intesa come processo di apprendimento, del contributo di tutti alla soluzione dei problemi. Creano consapevolezza delle proprie abilità all’interno del gruppo e del proprio impatto sulle dinamiche interpersonali e di gruppo.
Le VTS hanno dunque diverse ricadute e possibilità di applicazione, e vengono continuamente sperimentate in campi sempre nuovi.
I nostri workshop VTS sono condotti in collaborazione con l’associazione VTS Italia.
Sono custom tailored, per adulti e per bambini, per musei (per visitatori o per professionisti museali) e per aziende.
Portiamo il personale delle aziende a vivere i musei in modo nuovo.
Abbiamo realizzato workshop VTS per:
- Accenture
- Festival dell’antico – Cosenza
- CEI – Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici
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